Dal 6 all’11 Settembre 2013 si svolse a Viareggio la manifestazione del Giornale “Controcorrente”. Uno dei tre articoli che lanciarono quest’evento è l’articolo di Marcello Veneziani che potete ritrovare al link http://www.ilgiornale.it/news/interni/oggi-controcorrente-kermesse-giornale-948076.html
In esso l’autore si interroga sul perché un giornale d’opinione che si definisce liberale non da ora, ma dalla sua fondazione avvenuta nel 1974, si consideri e venga considerato controcorrente: in fondo “viviamo da decenni in un’epoca liberale…e le forze che provenivano da tradizioni diverse… hanno dovuto mostrare che avevano la loro giusta dose di liberalismo per rimettersi nel gioco del presente e per sentirsi legittimati dallo Spirito del tempo”… (mi raccomando, digitate il link e leggete tutto l’articolo).
Veneziani dà la seguente risposta: se si è anticomunisti, antisessantottini, antisinistra, se non si è antifascista a babbomorto… si è controcorrente. La sua tesi, che lui stesso scrive essere probabilmente controcorrente nel Giornale, è che “liberale dice poco o nulla in ordine al proprio non-conformismo. Quando vai oltre l’etichetta liberale e specifichi cosa intendi in positivo e in negativo, e quali sono i tuoi nemici, allora ti trovi contro corrente”.
Il senso della frase di Veneziani “Di rivoluzione liberale hanno parlato tutti o quasi, da D’Alema a Berlusconi” non è diverso da quello della frase che si trova nella home di questo sito “In generale se si escludono i comunisti duri e puri, tutti in Italia si definiscono più o meno liberali. Chi, tra coloro che provengono da esperienze comuniste, ma che non si definiscono più tali, non dice di essere anche liberale?”.
La frase “Viviamo da decenni in un’epoca liberale” scritta da Veneziani (che mostra poi molti esempi del perché non si possa dire che non sia vero) è una verità cristallina. I motivi, a mio parere, sono due e solo la contemporanea esistenza di entrambi ha prodotto quest’epoca che tuttavia, anche se si può definire solo in un modo, “liberale”, mostra sempre più gli effetti di una dittatura. “La Libertà è una parola attraente per tutti”, frase che già si trova nella home di questo sito, è uno dei due motivi; la fine delle ideologie, ma la persistenza dei sentimenti e dei bisogni umani, è l’altro.
Chi nei mass media non ha detto e scritto della fine delle ideologie? Già negli anni ’60 se ne parlava (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-01-30/fine-ideologie-prevista-anni-081350.shtml?uuid=AbtEHy2E). Tuttavia la situazione non è così semplice come potrebbe sembrare. Sono morte le ideologie ottocentesche perché non esiste più quella società… dicono i più. E si fermano lì. Io invece penso che il problema consista nella semplicità delle società ottocentesche. Le persone facevano parte di classi, di gruppi sociali abbastanza netti, distinti. Costoro, per questo motivo, cercavano delle idee, delle opinioni che rappresentassero i valori della propria classe sociale. Ecco perché nessuna ideologia valeva per tutti i gruppi sociali. Le ideologie non nascevano con quello scopo, non dovevano valere per tutti.
Oggi l’unica idea rimasta sulla bocca di tutti è la parola “libertà”, ma il più delle volte cela solo egoismo.
Se qualcuno vuole commentare sa di essere il benvenuto.
Per ora mi fermo qui, con l’intenzione di continuare in futuro.